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Scopri le DOC e le IGT della Liguria
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Vino in Liguria: un contesto di 2.400 ettari vitati e di tanti piccoli produttori che raramente superano la quota individuale di 100mila bottiglie. Ma di quei 2.400 ettari, circa un terzo appartengono alle DOC (Denominazione di Origine Controllata) che sono state organizzate sul territorio in funzione di specifici disciplinari di produzione - come peraltro le 3 IGT (Indicazione Geografica Tipica).
A livello regionale, incontriamo 8 DOC:
 
VINO D.O.C. DELLA LIGURIA
 
1) DOC Rossese di Dolceacqua o Dolceacqua, 1972. Nominato per la prima volta nel sedicesimo secolo, il vitigno pare derivi il nome da “Rocense” (roccioso) per la qualità del suolo. Rosso di pregio, è il vino ligure più “francese”. La tipologia Superiore presenta invecchiamento di un anno e gradazione alcolica complessiva minima di 13°.
 
2) DOC Riviera Ligure di Ponente, 1988, “contenitore” delle tipologie Pigato, Vermentino, Rossese (d’area ingauna) vinificate in purezza, si estende a Levante dapprima fino ad Albenga e Finale Ligure, poi fino a Cogoleto e Arenzano.
Il Pigato (citato già nella prima metà del Seicento) deriva il suo nome da “piga” (macchiolina nel dialetto locale), cioè la chiazzettina color ruggine che compare sugli acini maturi. Il Vermentino, vitigno mediorientale o spagnolo e raccomandato su tutte e 4 le province liguri, lo trovi anche in Sardegna, Toscana, Corsica e Pirenei (malvasia grossa), Piemonte (favorita)… Il suo nome, pare genovese, deriva probabilmente dal colore rosso dei tralci.
3) DOC Pornassio o Ormeasco di Pornassio, 2003. Dell’ormeasco, varietà di dolcetto, vinificato in purezza, si ha notizia già nel ‘300, quando la signoria dei marchesi di Clavesana lo impose in loco per decreto. DOC di “confine” fra savonese e imperiese e fra Liguria e Piemonte (sei vicino alla suggestiva Ormea in Val Tanaro), comprende il Pornassio Rosso, il Rosso Superiore, lo Sciac-trà (rosato), il Passito ed il Passito liquoroso.
 
4) DOC Val Polcevera, 1999. Questa valle, il cui nome antico era “purcifera”, vista la presenza dei maiali (e quindi dei salumi), propone inconfondibili all’olfatto e al gusto la Bianchetta), il Bianco anche in versione spumante e passito, il Vermentino, il Rosato e il Rosso. La Val Polcevera, area del Genovesato a connotazione industriale, è ingentilita da territori quali Campomorone, Ceranesi, Mignanego, Serra Riccò e Sant’Olcese, ancora qui e là oasi verdi, quiete. Notevole anche il vino di Coronata, ormai una rarità, ottenuto da poche vigne presso il santuario.
 
 
5) DOC Golfo del Tigullio, 1997, estesa su 36 Comuni, con Bianchetta, Bianco anche spumantizzato, Vermentino, Rosato e Rosso, Ciliegiolo, Moscato, Passito.
Il Ciliegiolo (“cerasuolo” indica un metodo di vinificazione dei mosti di uva rossa caratterizzato da contatto minimale con le vinacce) giunge in Liguria – probabilmente - dalla Spagna attraverso la Toscana, in special modo la Maremma, area in cui ammorbidiva le durezze e le asprezze dell’onnipresente sangiovese.
Nell’entroterra del Tigullio, in Val Fontanabuona, si sta recuperando un bianco noto da 4 secoli come Ximixà/cimiciato, salvato dall’abbandono (anche nella versione passito) da un gruppo di appassionati cultori della vite.
 
6) DOC Colline di Levanto, 1995, Bianco (delicate note di mandorle) e Rosso. La DOC abbraccia 4 Comuni bellissimi (da ovest ad est Deiva Marina, Framura, Bonassola, Levanto) ormai ad un passo dalle Cinque Terre.
 
7) DOC Cinque Terre, 1973, vitigni bosco, albarola e vermentino. Comprende Bianco e Passito Sciacchetrà. Vini antichi che avevano già conquistato Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio… Pochi gli spazi piani (i pastini, dal latino “pastinum”, terreno lavorato e smosso a zappa) tra queste vigne ripidissime e a picco sul mare, dove l’agricoltura si fa eroica, su fasce terrazzate dagli arditi muretti a secco.
Il nome dello splendido Sciacchetrà potrebbe derivare dall’ebraico shekar = vino che inebria. Fermenta a lungo il proprio mosto zuccherino (una quarantina di giorni) dentro barilotti chiamati caratelli, si abbina a dolci non lievitati, pandolci bassi, panforti e formaggi erborinati
 
8) DOC Colli di Luni, 1989, annovera Bianco, Vermentino, Rosso.
La Toscana è a pochi passi, lo senti anche nel bicchiere. Il Vermentino ha sentori piacevoli, duraturi, in bocca è elegante, con giusta sapidità e persistenza. Il Rosso al naso possiede vinosità e fragranza, col passare del tempo diviene largo, duraturo, nobile. In bocca è un vino asciutto e irruente in gioventù, poi via via più caldo, sapido, con positivi tannini, e una costante piacevole rotondità.
 
 
VINI I.G.T. DELLA LIGURIA.
 
Ed ora ecco le 3 IGT.
 
L’IGT Colline Savonesi offre alcuni bianchi inconfondibili (Lumassina, Buzzetto, Mataossu) ed un rosso, il Granaccia.
La Lumassina deriva probabilmente il proprio nome… dalle lumache, molto diffuse sul territorio, il Buzzetto viceversa da “buzzo”, cioè acerbo, e il Mataossu da “precoce, neonato”.
Il granaccia infine, noto anche come alicante, è il (biotipo) vitigno garnacha, grenache, cannonau, tokai rosso, gamay, tinto. Il più diffuso al mondo, con infiniti nomi.
L’IGT Colline Genovesi (o del Genovesato) comprende vini bianchi, rosati e rossi, tutti e tre anche nella tipologia frizzante.
Infine, l’IGT Golfo dei Poeti della Spezia propone vino bianco (anche nella tipologia frizzante), rosso (anche nella tipologia frizzante e novello), rosato e passito.
 
Umberto Curti, Ligucibario

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